3 agosto 2001
Se un granello di sabbia, un frammento di conchiglia o un parassita si introducono nella conchiglia dell’ostrica, il mollusco per difendersi dall’intrusione non ha alternative: deve bloccarlo
Se un granello di sabbia, un frammento di conchiglia o un parassita si introducono nella conchiglia dell’ostrica, il mollusco per difendersi dall’intrusione non ha alternative: deve bloccarlo. L’unica arma che ha a disposizione è la perlagione, una sostanza composta da carbonato di calcio e conchiolina. Ne secerne abbastanza da rivestire il corpo estraneo con una corazza rigida e lucente: l’invasore è reso inoffensivo e poco fastidioso, visto che la superficie che lo ricopre è perfettamente liscia. Ed ecco la perla. Questo processo è assolutamente identico sia per la formazione delle perle naturali sia per quelle coltivate. La differenza è una sola: nelle perle coltivate il corpo estraneo viene collocato tra le valve dell’ostrica dall’uomo, non dal caso. E quindi è più facile che la forma della perla finita sia regolare. Oggi, per stimolare la crescita delle perle, si usa impiantare un piccolo nucleo di madreperla insieme a un lembo di tessuto prelevato da un’altra ostrica perlifera dello stesso genere. La formazione della gemma normalmente richiede almeno due o tre anni: nel caso delle ostriche giapponesi, che depongono uno strato di perlagione molto più sottile, può essere necessario però attendere anche un decennio.