4 agosto 2001
Esistono 370 specie note di squali (cui probabilmente bisogna aggiungerne altre ancora non classificate), ma «ad assaltare l’uomo sono solo una quindicina», spiega George H
Esistono 370 specie note di squali (cui probabilmente bisogna aggiungerne altre ancora non classificate), ma «ad assaltare l’uomo sono solo una quindicina», spiega George H. Burgess, direttore dell’International shark attack file (3.200 esperti che certificano gli attacchi di squali a persone e imbarcazioni). Al primo posto come pericolosità c’è lo squalo bianco: il suo habitat ideale è il Mediterraneo (dove ogni tanto viene avvistato al largo dell’Adriatico, nel canale di Sicilia, al largo di Toscana e Lazio), ma è presente in prossimità delle coste temperate e subtropicali di tutto il mondo; può superare i sei metri e si nutre solitamente di foche, leoni marini, tartarughe, uccelli di mare, piccole balene. Potenzialmente pericolosi anche lo squalo tigre, lo squalo toro (provvisto di denti appuntiti, ad artiglio, con cui uncina le prede), lo squalo martello, lo squalo azzurro ( o verdesca), il mako. Fu uno squalo bianco a mangiarsi, il 2 febbraio dell’89, Luciano Costanzo, il sub di Piombino che si era immerso nel golfo di Baratti. Il più grande squalo bianco mai catturato al mondo (una femmina di quasi sette metri) è stato preso nel Mediterraneo, a Malta, nell’86. Nella pancia aveva una verdesca di due metri, un delfino, una tartaruga delle dimensioni d’un tavolino e svariati sacchi di spazzatura.