Umberto Eco, LíEspresso 09/08/2001, 9 agosto 2001
«Dopo la morte di Calabresi, la strage dei poliziotti della scorta di Moro, il terrorismo, la lotta contro la mafia e via via sino a Capaci, non dico l’opinione pubblica in generale, ma persino i giovani iniziavano a sentire la polizia (e uso questo termine in senso generico per ogni tipo di forza dell’ordine) come un’istituzione al servizio del cittadino [
«Dopo la morte di Calabresi, la strage dei poliziotti della scorta di Moro, il terrorismo, la lotta contro la mafia e via via sino a Capaci, non dico l’opinione pubblica in generale, ma persino i giovani iniziavano a sentire la polizia (e uso questo termine in senso generico per ogni tipo di forza dell’ordine) come un’istituzione al servizio del cittadino [...]. E abbiamo visto tanti Starsky and Hutch scomparire dai teleschermi per essere sostituiti con Linda e il brigadiere, col maresciallo Rocca, col commissario Montalbano, e via per questure e tendenze, dove gli uomini dell’ordine si mostravano in tutta la loro umanità, il loro spirito di sacrificio, l’attenzione agli indifesi, persino (spesso) la pietà per i colpevoli [...]. Chi ha provocato la fine di questo idillio? Le astutissime tute nere? Il governo che ha sbagliato la strategia dell’ordine pubblico? La polizia che si è fatta prendere da desiderio di rivalsa e ha risuscitato istinti dimenticati e rimossi? Comunque sia andata, il paese ha fatto un passo indietro» (Umberto Eco).