Domenico Quirico, La Stampa, 06/08/2001 pag. 16, 6 agosto 2001
A MONSIEUR
de Lamar, ingegnere di Luigi XIV, non mancava certo la fantasia. Era appena arrivato nel Siam con un’ ambasciata del Re Sole per il re Narai il Grande e già presentava progetti, tracciava mappe, faceva conti: voleva tagliare con un gigantesco canale l’istmo di Kra, la fettuccia di terra che separa il golfo di Thailandia dall’oceano Indiano, risparmiando alla Marina del re un lungo viaggio attorno alla Malesia. Un sogno forse, irrealizzabile con i mezzi tecnici dell’epoca. Ma oggi non lo è per l’ambizioso ministro della Difesa thailandese, Chavait Yongchaiud, che realizzerà questa replica asiatica del canale di Panama. La Banca asiatica per lo sviluppo ha annunciato che finanzierà gli studi tecnici e altri fondi arriveranno dal Giappone. Il canale di Kra, cento chilometri di lunghezza, costo preventivato 20 miliardi di dollari, farà crollare i noli marittimi accorciando le rotte dall’Europa verso la Cina e il Giappone, tra le più frequentate del mondo. Enormi i vantaggi per i due giganti asiatici, mentre la piccola tigre thailandese è certa di fare il salto tra i paesi che contano. Mugugnano naturalmente a Singapore: con lo scalo delle navi arrotondano una florida economia. Ma il canale di Kra è solo uno dei progetti che si propongono di incidere, tagliare, trasformare le zone-chiave del pianeta, creare un’altra orografia e un’altra idrografia, piegare corsi d’acqua e montagne alla volontà dell’uomo. Progetti spesso ispirati da volontà di controllo geopolitico e di prestigio.