Armando Torno, La truffa del tempo, Mondadori, 9 agosto 2001
Al tempo del pontificato di Gregorio XIII (1502- 1585) il calendario di Cesare aveva accumulato, col trascorrere dei secoli, un errore di 10 giorni
Al tempo del pontificato di Gregorio XIII (1502- 1585) il calendario di Cesare aveva accumulato, col trascorrere dei secoli, un errore di 10 giorni. Il papa affidò il problema a una commissione di esperti e matematici che fece quadrare i conti sopprimendo i giorni di troppo: il 4 ottobre 1582 diventò quindi il 15 ottobre 1582. Bisestili furono dichiarati gli anni le cui ultime due cifre fossero divisibili per quattro. A meno che non si trattasse di anni secolari le cui prime due cifre non fossero divisibili per quattro. Cioè il 1700, il 1800 e il 1900 non sono bisestili perché 17, 18 e 19 non sono divisibili per quattro. La bolla ”Inter gravissima” del 13 febbraio 1582 promulgò la riforma del calendario in tutto il mondo, scatenando un putiferio. A Francoforte i fedeli scesero in piazza temendo che le preghiere ai santi, recitate nei giorni sbagliati, non avrebbero trovato ascolto. Ci furono problemi per la riscossione delle tasse, il pagamento dei salari, perfino i compleanni dovettero essere corretti, a cominciare da quello del Papa che venne spostato dal 1° all’11 gennaio. Il re Filippo II di Spagna approvò la riforma ma chiese che l’equinozio cadesse, come deciso dal concilio di Nicea, il 21 marzo (Cesare lo aveva fatto cadere tra il 25 e il 26 marzo). Motivo: non voleva sprecar soldi per riscrivere la data nei messali e nei breviari. In Gran Bretagna il calendario gregoriano entrò in uso soltanto nel 1752: il Parlamento inglese, per rimettersi in pari, dovette eliminare 11 giorni (dal 3 al 13 settembre 1752). Il Giappone aderì al calendario gregoriano nel 1873, la Cina nel 1949, la Russia nel 1917.