Enrico Alleva su Il Messaggero del 20/08/01 a pagina 14., 20 agosto 2001
Il pesce siluro (Silurus glanis) assomiglia a un enorme pesce-gatto: ha il corpo allungato, il capo tozzo e lunghi barbigli sensoriali che lo aiutano a frugare e annusare nei fondali fangosi di fiumi e laghi, può arrivare a 130 chili di peso e superare i 2 metri di lunghezza
Il pesce siluro (Silurus glanis) assomiglia a un enorme pesce-gatto: ha il corpo allungato, il capo tozzo e lunghi barbigli sensoriali che lo aiutano a frugare e annusare nei fondali fangosi di fiumi e laghi, può arrivare a 130 chili di peso e superare i 2 metri di lunghezza. I casi riportati di assalti all’uomo sono rarissimi, ma non mancano le leggende sulla sua ferocia. In realtà il pesce siluro ingoia le sue prede insieme all’acqua: da giovane si nutre di invertebrati di fondale, da adulto di carpe, tinche, anguille, mentre, superata una certa stazza, di anfibi, ratti, perfino di uccelli dalle piccole e medie dimensioni che, posatisi sugli specchi d’acqua, vengono "risucchiati". Comune nelle acque del Pò si è rapidamente diffuso anche in Abruzzo e Lazio: è privo di squame ma ricoperto di una mucillagine che gli permette di transitare, di notte, da un corso d’acqua all’altro (approfittando delle erbe umide e del fango). La sua origine evolutiva si ritrova nell’America centro-settentrionale, la sua presenza nelle nostre acque potrebbe essere opera dell’uomo e mette a rischio molte specie in via d’estinzione.