Paolo Valentino su Corriere della Sera del 20/08/01, 20 agosto 2001
In Germania la Raf (Rote Armee Fraktion, organizzazione terroristica degli anni ’70 e ’80 fondata da Andreas Baader e Ulrike Meinhof) è ora di moda nell’abbigliamento di tendenza, nella letteratura, nel cinema e nella musica
In Germania la Raf (Rote Armee Fraktion, organizzazione terroristica degli anni ’70 e ’80 fondata da Andreas Baader e Ulrike Meinhof) è ora di moda nell’abbigliamento di tendenza, nella letteratura, nel cinema e nella musica. Soprattutto i giovani si rifanno ai simboli e alla vicenda terroristica, che è al centro di una rilettura in chiave romantica. Il fotografo renano Andreas Schiko ha ricreato le foto più famose della banda Baader-Meinhof, utilizzando giovani modelli come protagonisti, per il mensile di moda "Tussi-Deluxe". Nelle foto compaiono il sangue, le armi, le tenerezze scambiate in tribunale, le scarpe e le pantofole oggetto della pubblicità. Andreas Schiko: «La Raf è un mito e dai quei terroristi si possono tirar subito fuori delle pop star». La stilista amburghese Ina Kurz ha pensato di chiamare "Prada-Meinhof" la sua linea di magliette con stampate le armi dei terroristi. Una versione romanzata delle vicende di Andreas Baader (trovato morto in prigione nell’ottobre del 1977, suicida secondo la versione ufficiale) e Ulrike Meinhof, ritratti come dei Bonnie e Clyde dei nostri tempi, è diventata un bestseller. Il documentario cinematografico "Black Box BRD" di Andres Veiel (proiettato nelle sale non commerciali tedesche) racconta la vita di Alfred Herrhausen, amministratore delegato della Deutsche Bank vittima della Raf, e di Wolfgang Grams, giovane terrorista. Il film confronta le due vite: il ricco banchiere ai vertici della finanza tedesca, che ha frequentato una scuola d’élite nazista; lo studente, figlio dei fiori, entrato nella Raf dopo l’arresto di un suo amico. All’anteprima della pellicola (alla "Akademie der Kunst" di Berlino) un ex membro del direttorio della Daimler Benz, Edzard Reuter si è alzato e ha gridato: «Non eravamo fascisti, la Germania in quegli anni era una democrazia».