Margherita Hack su Il Messaggero del 23/08/01 a pagina 20., 23 agosto 2001
Negli anni ’40 si cercava di trovare una spiegazione ad un universo sempre più osservabile, che mostrava un gran movimento di materia in continua espansione (le galassie si allontanavano una dall’altra)
Negli anni ’40 si cercava di trovare una spiegazione ad un universo sempre più osservabile, che mostrava un gran movimento di materia in continua espansione (le galassie si allontanavano una dall’altra). Secondo Fred Hoyle l’universo era "stazionario" (senza un’origine), uno spazio infinito nel quale le galassie e le stelle si formavano e si distruggevano continuamente, dunque più o meno sempre uguale a se stesso. Spazio e tempo erano infiniti e l’universo si rinnovava continuamente (sarebbe bastato che una volta all’anno un atomo di idrogeno si formasse in uno spazio grande come un teatro e tutta la materia che si distruggeva si sarebbe riformata). Ma quell’atomo di idrogeno non era rintracciabile sperimentalmente, così restava difficile dimostrare la sua teoria. Un’altra ipotesi sull’universo si contrappose a questa: prevedeva una nascita da una grande esplosione all’interno di quella che in matematica si chiama "singolarità"; prevedeva una nascita del tempo e una sua eventuale fine (se l’universo fosse stato tanto "pesante" da collassare su se stesso o "tanto leggero" per spegnersi). Era un’idea che piaceva molto agli scienziati che avevano qualche fede religiosa. Hoyle rispose: «Trovo più accettabile l’idea di un atomo di idrogeno all’anno che quella della nascita dell’universo da un punto». Per prendere in giro i sostenitori dell’idea dell’origine, parlò di ”un grande botto” (’Big Bang”). La teoria del ”Big Bang” prevalse quando 2 tecnici americani della ”Bell Telephone” scoprirono casualmente una sorta di disturbo radio costante e presente in qualsiasi direzione puntassero la loro antenna conica. Pensarono che ci fosse una coppia di piccioni sull’antenna, ma non era così. Avevano scoperto la radiazione di fondo del cosmo (una delle condizioni della teoria del ”Big Bang”: il permanere in tutto l’universo di una radiazione a temperatura bassissima, circa 270 gradi sotto lo zero, il fossile di una radiazione a temperatura infinita che avrebbe dovuto accompagnare la grande esplosione iniziale). Qualche anno prima, era stato calcolato che se quell’esplosione fosse avvenuta, in 10 miliardi di anni (tanti ne dovevano essere trascorsi), il cosmo si sarebbe raffreddato fino a quella temperatura di 270 gradi sotto zero. Negli ultimi anni della vita di Hoyle, una nuova teoria ha integrato sia il ”Big Bang” che le sue idee: ipotizza la formazione esplosiva, improvvisa, di tanti universi come il nostro all’interno di un universo più infinito, sempre presente, stazionario.