Giuseppe Pontiggia, Il Sole-24 Ore 05/08/2001, 5 agosto 2001
«Uno dei modi per riconoscere gli intellettuali (sta diventando sempre più difficile) è l’aria condizionata
«Uno dei modi per riconoscere gli intellettuali (sta diventando sempre più difficile) è l’aria condizionata. Non la amano. Nei loro appartamenti non c’è. La accolgono con entusiasmo nei taxi, la apprezzano, per lamentarsene, negli uffici, la godono nei cinema d’essai, ma a casa l’ignorano. Grondanti di sudore, ripetono come i due pensionati di Novello, appollaiati su un balconcino serale, mentre si detergono il viso: ”Eppure oggi fa un pochino più fresco di ieri!” Mi sono chiesto le ragioni di questo ostracismo. Non sono dovuto andare lontano. Anch’io un tempo avevo fatto questa scelta, che appariva un’opzione inevitabile, un blasone di massa. Ero convinto che quell’aria facesse male. Un po’ come bere l’acqua quando si suda. Intere generazioni l’hanno considerato un pericolo. Oggi non c’è medico, compresi quelli di allora ancora vivi, che non lo consigli. Estati terrificanti a Milano mi hanno indotto a disseminare i locali di pinguini. Risultato stupefacente, temperatura ideale, perché regolabile a piacere. Dei famosi effetti collaterali, paventati come coltellate a tradimento, nessuna traccia» (Giuseppe Pontiggia).