Rita Sala su Il Messaggero del 27/08/01 a pagina 12., 27 agosto 2001
Il "centralino riservato di Palazzo Chigi" (la cosiddetta "batteria") conta una ventina di uomini. Esistono liste, agende ed elenchi con i numeri telefonici dei parlamentari e dei responsabili di governo; di molte personalità una scheda telefonica completa (casa, studio, cellulare, amici fidati, medici, segretaria, dentista, istituto estetico, palestra, suoceri, nuore, figli)
Il "centralino riservato di Palazzo Chigi" (la cosiddetta "batteria") conta una ventina di uomini. Esistono liste, agende ed elenchi con i numeri telefonici dei parlamentari e dei responsabili di governo; di molte personalità una scheda telefonica completa (casa, studio, cellulare, amici fidati, medici, segretaria, dentista, istituto estetico, palestra, suoceri, nuore, figli). «L’ufficio non resta mai sguarnito - dice Giorgio Pizzi (ex-sottufficiale dell’Aeronautica), responsabile dell’apparato - c’è copertura anche la notte. I miei collaboratori sono pochi, si tratta di un organico davvero sparuto, sottodimensionato, ma riescono ad offrire, attraverso una disponibilità rara, pressoché totale, un servizio sempre all’altezza delle aspettative». Contro le telefonate di mitomani, burloni e guastatori: «Nel tempo abbiamo affinato la capacità auditiva di distinguere fra vero e falso. I casi in cui cadiamo in errore sono davvero pochissimi. Conosciamo le voci, la differenza di approccio, la formulazione di una richiesta. Diciamo sì e no con inalterato aplomb. Ma ci guardiamo bene dal diffondere a chicchessìa i numeri di telefono in nostro possesso: anche se li chiede un Presidente del Consiglio, la procedura è quella di passargli la persona richiesta, non di fornire il numero. Garantire una privacy assoluta è tratto fondamentale del nostro lavoro». Contro le intercettazioni: «Sicurezza assoluta. Abbiamo linee chiare, protette. Se c’è qualcosa che non va, avvertiamo subito il disturbo. Sia noi, che provvediamo subito a tagliare la comunicazione e a richiamare, sia i nostri interlocutori abituali, che sanno usare certe frasi per indicarci di chiudere e riprovare, magari ad altro numero». Giorgio Pizzi rivela le abitudini di alcuni politici: Vittorio Sgarbi richiede spesso il servizio anche di notte, sveglia i direttori di museo, sollecita aperture di chiese, convocazioni straordinarie di soprintendenti e direttori. Giulio Andreotti «arrivava prestissimo. Lo cercavano in molti assai prima delle 8, conoscendo i suoi orari. Spesso ci chiedeva di non essere contattato, ci indicava lui stesso le "bugie" da raccontare ai postulanti: "Dite che sono a un funerale e che prima delle 10 non potete rintracciarmi"». La commozione di Craxi la notte in cui, in Belgio, in occasione della partita Liverpool-Juventus, ci fu il crollo di una tribuna dello stadio: «Il presidente ci chiamò dall’hotel Rafael, dove alloggiava, con voce rotta. Risposi proprio io, lo sentii profondamente colpito. Mi chiese di rintracciare all’istante il ministro degli Interni belga, cosa che riuscìì a fare abbastanza in fretta: una voce compassata, fredda. Li misi in contatto. Prima di staccarmi dalla comunicazione, mi arrivarono all’orecchio le urla di Craxi».