Davide Paolini su Il Sole 24 Ore del 26/08/01 a pagina 32., 26 agosto 2001
Durante il giovedì grasso, a Cascia, Monteleone di Spoleto e Poggiodomo si mangiano gli "strascinati", sorta di pasta secca corta condita con un sugo fatto con guanciale, salsiccia, uova, pecorino, noce moscata, buccia di limone e un bicchiere di latte
Durante il giovedì grasso, a Cascia, Monteleone di Spoleto e Poggiodomo si mangiano gli "strascinati", sorta di pasta secca corta condita con un sugo fatto con guanciale, salsiccia, uova, pecorino, noce moscata, buccia di limone e un bicchiere di latte. Il nome "strascinati" risale al 1494, quando i capitani Paolo e Camilllo Vitelli invasero la terra di Monteleone di Spoleto per sostenere Carlo VIII nel suo sforzo di conquista del reame di Napoli. Stanchi e affamati, i due chiesero ristoro al castello di Vetranola, dopo aver preso prigionieri tutti gli uomini: ma le donne gli servirono un piatto di "penchi" (pasta secca) così disgustosi da farli infuriare. Per punizione, i Vitelli decisero di attaccare ai cavalli tutti i prigionieri, affinché fossero "trascinati" intorno al castello fino alla morte. Una giovane donna, allora, si offrì di trasformare i penchi in un piatto prelibato con il guanciale, le uova e il pecorino. I Vitelli, soddisfatti, rinunciarono al castigo e da quel giorno la pasta fu chiamata "strascinati".