28 agosto 2001
Caccia Perugini Maria, di anni 28. Psichiatra, originaria di Benevento, una massa di riccioli scuri a incorniciarle il bel volto, figlia di un vice prefetto, da tutti giudicata altruista, allegra, piena di vita
Caccia Perugini Maria, di anni 28. Psichiatra, originaria di Benevento, una massa di riccioli scuri a incorniciarle il bel volto, figlia di un vice prefetto, da tutti giudicata altruista, allegra, piena di vita. Da vent’anni era amica di un Rubbo Giancarlo di anni 33, orfano di padre dall’adolescenza, un po’ strano di testa per via di un passato da tossicodipendente. Costui le voleva molto bene e forse, in segreto, se n’era innamorato. Alla vigilia di Ferragosto Marina fu invitata dalla madre e dai parenti del Rubbo a passare qualche giorno nella loro villetta di Ischia, lei accettò anche perché l’amico le pareva più stralunato del solito e intendeva stargli un po’ vicino. Sabato mattina, avendo i crampi allo stomaco, la Perugini pensò di non scendere in spiaggia, Giancarlo si offrì di farle compagnia, lei dopo pranzo disse di voler riposare e si sdraiò sul letto color arancio della sua piccola dependance col soffitto in legno. Lui la salutò ma dopo qualche minuto fu preso dalla voglia di palparla un po’ e magari di farci l’amore, bussò alla sua porta, la trovò con indosso soltanto il bikini e subito le strappò gli slip. Lei si difese a graffi e pugni, lui le strinse le mani alla gola finché non smise di respirare, quindi uscì, chiuse a chiave la porta e andò girovagando a piedi scalzi, chissà dove, per qualche ora. A un certo punto ebbe l’idea di buttarsi in mare da uno scoglio, non riuscendo ad annegare tornò in tarda serata dalla madre, l’occhio da matto, gli abiti zuppi d’acqua, un taglio sulla fronte. La donna subito gli chiese di Marina, lui farfugliò che l’avrebbe fatta vedere solo allo zio Gigi: «Marina è finita... sta là». Dopo le 14 di sabato 18 agosto, a Ischia, in una villetta sulla collina di Succhivio da cui si vede il mare