28 agosto 2001
Gambardella Maria Federica, di anni 19. Parrucchiera, origini napoletane, scura di pelle e di capelli, allegra e sorridente, madre di una bimba di diciotto mesi, moglie di un Jurgen Manzoni di anni 25, biondo, grosso e barbuto, operaio in un distributore di metano, da tutti giudicato tranquillo anche se un po’ spaccone
Gambardella Maria Federica, di anni 19. Parrucchiera, origini napoletane, scura di pelle e di capelli, allegra e sorridente, madre di una bimba di diciotto mesi, moglie di un Jurgen Manzoni di anni 25, biondo, grosso e barbuto, operaio in un distributore di metano, da tutti giudicato tranquillo anche se un po’ spaccone. Da tempo la Gambardella diceva al marito che non l’amava più e che se ne voleva andare. Alla fine se ne andò davvero e pur di starsene da sola s’adattò a dormire nella sua automobile. Lui sabato pomeriggio lasciò la bimba ai nonni, cercò Maria, la convinse a tornare a casa almeno quella sera, almeno per parlare e in camera da letto, singhiozzando, la pregò di restare insieme. Siccome lei non ne voleva sapere, d’un tratto le strinse le mani al collo finché non smise di respirare, l’avvolse nel lenzuolo matrimoniale azzurro, l’adagiò nella vasca da bagno e aprì l’acqua con l’idea di lasciarsi annegare accanto a lei. In quel momento squillò invece il cellulare, era un amico che lo invitava a fare un giro, lui come nulla fosse gli disse di sì, poi lo costrinse a perlustrare tutta la città e pure un bosco lì vicino, fingendo che Maria non era rincasata. Alle tre e mezzo di notte, la faccia da cane bastonato, salutò l’amico, poi si precipitò nel suo appartamento, caricò il cadavere sull’Alfa 146, il lenzuolo azzurro stretto col filo elettrico. Parcheggiò alle Cave di San Gaudenzio, si fece quasi duecento metri a piedi col cadavere in spalla, infine raggiunse una scarpata e lì lo lasciò rotolare. In un appartamento in via Raffaello Sanzio, a Senigallia, Ancona, nella nottata di sabato 18 agosto.