Marco Giovannini, Panorama 30/8/2001, 30 agosto 2001
«Abbiamo cominciato a lavorare scambiandoci materiale e idee. Quando mi sono reso conto che ai suoi fax di una decina di fogli rispondevo con un paio di paginette striminzite, l’ho pregato di rimpadronirsi del progetto: il suo fuoco era molto più forte del mio
«Abbiamo cominciato a lavorare scambiandoci materiale e idee. Quando mi sono reso conto che ai suoi fax di una decina di fogli rispondevo con un paio di paginette striminzite, l’ho pregato di rimpadronirsi del progetto: il suo fuoco era molto più forte del mio. Quel film non lo avrebbe mai potuto fare nessun altro. Siamo rimasti amici e lui si è distratto con Eyes Wide Shut. Poi una mattina leggo su Internet che Kubrick è morto. Non volevo crederci. ”Guarda che si sono inventati i tabloid inglesi” dico a mia moglie. Poi è squillato il telefono: era Nicole Kidman in lacrime. Quindi A.I. è diventato un omaggio? Come potevo rifiutarglielo? Decisi di scrivere la sceneggiatura, anche se non è il mio mestiere. Quanto è di Kubrick e quanto di Spielberg? La prima parte del film, a casa della famiglia Swinton, e il finale, nel futuro, sono di Kubrick. Nella parte centrale ci sono elementi che aveva solo abbozzato e ho dovuto sviluppare. divertente perché quello che è considerato più spielberghiano, cioè il finale, è in realtà di Kubrick e viceversa. Ma lui amava depistare la gente» (Steven Spielberg)