Vittorio Messori, Corriere della Sera 31/8/2001, 31 agosto 2001
«In effetti, si era convinti che con il pretesto della spossatezza da digiuno la signora avrebbe ricevuto a letto, in camicia da notte, nell’intimità di una camera d’albergo, colui che per alcune settimane aveva vissuto con lei come marito
«In effetti, si era convinti che con il pretesto della spossatezza da digiuno la signora avrebbe ricevuto a letto, in camicia da notte, nell’intimità di una camera d’albergo, colui che per alcune settimane aveva vissuto con lei come marito. E non è forse il Vangelo stesso che richiama alla prudenza, ricordando che, se lo spirito è forte, la carne può essere debole? Quella, soprattutto, di un uomo al contempo avveduto e fanciullesco, scaltro e ingenuo: un africano della tribù degli Ngumi che, sino ai dodici anni, era il guardiano, analfabeta e nudo, degli zebù e la cui preoccupazione principale era tenere acceso un falò per difendersi da leopardi, leoni, serpenti. In certi commenti impietosi, proprio questo si è dimenticato: sembra illecito giudicare quanto avvenuto con categorie solo occidentali, dimenticando la diversità culturale, la singolarità biografica di un fiero mandriano, portato dalla foresta a un seminario dove si insegnava a dir messa in latino» (Vittorio Messori)