3 settembre 2001
Cobucci Mariza, di anni 37, faccia lunga, naso a patata, guance piene, originaria del Brasile, residente a Torino, da tempo affezionata all’eroina
Cobucci Mariza, di anni 37, faccia lunga, naso a patata, guance piene, originaria del Brasile, residente a Torino, da tempo affezionata all’eroina. Tre anni fa era morto suo marito, Manzari Giovanni, anche lui tossicodipendente, compagno di furti, rapine e siringhe. Da allora, mandato il figlio di sette anni a vivere coi nonni, la Cobucci aveva preso a vestirsi da dark, talvolta s’offriva agli spacciatori in cambio di una dose, ospitava spesso drogati e immigrati nella sua mansarda di sessantacinque metri quadri in via Foligno. Domenica mattina litigò con uno di loro. A un certo punto quello la strangolò con una sciarpa, la sistemò nello sgabuzzino a sinistra dell’ingresso e, giacché era in mutande e reggiseno, la coprì con un lenzuolo. Domenica 26, in un appartamento pieno di ninnoli, souvenir e libri sull’educazione dei bambini, una pila di piatti sporchi nell’acquaio della cucina, quattro dosi di eroina, un materassino per terra in un angolo, all’ultimo piano di una palazzina Anni Trenta, i fregi liberty anneriti dallo smog.