Mario Vargas Llosa su Il Sole 24 Ore del 02/09/01 a pagina 21., 2 settembre 2001
«L’affabile ottuagenaria che manda avanti il piccolo albergo Terminus-Van Gogh, in Piazza Lamartine, ad Arles, mi racconta deliziose imprecisioni sulla Casa Gialla e io fingo di crederle alla lettera
«L’affabile ottuagenaria che manda avanti il piccolo albergo Terminus-Van Gogh, in Piazza Lamartine, ad Arles, mi racconta deliziose imprecisioni sulla Casa Gialla e io fingo di crederle alla lettera. Tutt’a un tratto, in segno di omaggio a quei due amici (Van Gogh e Gauguin) che hanno nobilitato questo pezzo di terra, decido di bere un assenzio. Non ho mai assaggiato questa bevanda di tanto illustre lignaggio romantico, simbolista e modernista, in cui annegarono Verlaine, Baudelaire, Rubén Darìo, e che Van Gogh e Gauguin bevevano come fosse acqua. Immaginavo un alcol esotico, aristocratico, di color verde diarrea, il cui effetto conduce alla pazzia, ma quello che mi portano è un volgare pastis. L’orrendo beverone sa di menta e zucchero passato per mani di farmacista e appena, nonostante tutto, lo rovescio nelle viscere, mi provoca conati di vomito. Una prova ulteriore di come la pedestre realtà non possa mai essere all’altezza dei nostri sogni, delle nostre fantasie» (Mario Vargas Llosa).