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 2001  agosto 27 Lunedì calendario

Henri-Pierre Roché («alto, coi capelli rossi»; secondo Gertrude Stein «diceva continuamente "buono, buono, eccellente"») e il tedesco Franz Hessel si conobbero ai primi del Novecento al caffè Dôme di Parigi e quasi subito divennero pressoché inseparabili

Henri-Pierre Roché («alto, coi capelli rossi»; secondo Gertrude Stein «diceva continuamente "buono, buono, eccellente"») e il tedesco Franz Hessel si conobbero ai primi del Novecento al caffè Dôme di Parigi e quasi subito divennero pressoché inseparabili. Henri-Pierre dava al timido Franz consigli sulle donne: «Queste ragazzine sono tutte un po’ cattive e sfuggenti. Ti scivolano via. Bisogna dar la caccia a tante in una volta, come si fa con le starne...». In un taccuino, Henri-Pierre: «Ci piacciono le stesse donne, ma da loro vogliamo cose diverse: non credo che tra noi ci possa essere rivalità». Alle comuni amiche Roché offriva sesso, Hessel ascolto e tenerezza. Nel 1912 i due conobbero tre amiche berlinesi, Fanny Remak, Augusta von Zitzewitz e Helen Grund: Franz s’innamorò di Helen e la sposò. Lui e l’amico si persero di vista fino al 1920, quando i coniugi invitarono Roché a trascorrere l’estate nella loro abitazione a venti chilometri da Monaco. Helen e Henri-Pierre divennero amanti sotto gli occhi di Franz, che tutte le mattine portava loro la colazione a letto (latte, burro, marmellata e fette di pane nero), intrattenendosi a conversare di libri e quadri. Henri-Pierre annotò su un taccuino il diario di quell’estate: «Noi tre sul letto di Franz, lei in mezzo, fumiamo passandocelo un grosso sigaro dall’aroma dolce. Le soffiamo il fumo nelle orecchie, nei capelli, sul petto. Ha quella sua camicia sportiva, da ragazzo. Baciamo le sue braccia nude... Andiamo a letto tardi. Plenilunio. Finestre spalancate. La camera di lei è fra le nostre due, può andare da chi vuole, dormire da sola o con chi preferisce. Viene nel mio letto. Gioia... Se potessi descrivere fino in fondo un solo momento di questa vita a tre, scriverei un capolavoro immortale...». Nel 1953, all’età di 74 anni, Roché raccontò la relazione nel romanzo "Jules e Jim".