Fulvio Irace su Il Sole 24 Ore del 13/08/01 a pagina 3., 13 agosto 2001
«Nel ’33 il celebre scimmione King Kong non trovò niente di meglio che rifugiarsi sulla cima dell’Empire State Building per la sua goffa boxe contro gli aeroplani accaniti a catturarlo
«Nel ’33 il celebre scimmione King Kong non trovò niente di meglio che rifugiarsi sulla cima dell’Empire State Building per la sua goffa boxe contro gli aeroplani accaniti a catturarlo. L’elementare saggezza del simbolismo del film contrapponeva la bontà della natura ai ciechi istinti della civilizzazione rappresentata dal grattacielo, sfida dell’uomo a Dio. Nell’immaginario mondiale, evidentemente, quest’associazione dev’essere ancora operante: se gli architetti hanno quasi sempre snobbato le torri gemelle per la "semplicità" del loro simbolismo, l’opinione comune le percepiva come segno storico della città, come la Tour Eiffel a Parigi, e riflesso istintivo di un capitalismo rampante e ardito che permetteva di dominare dall’alto la città offrendo per pochi minuti la sensazione di possederla. Stroncata dai due assalti assassini, come King Kong il Wtc è rimasto vittima dei suoi significati, tributando all’architettura il massimo omaggio riservato alle vittime per una causa» (Fulvio Irace).