Guido Olimpio, "Corriere della Sera", 3/12/2001, 3 dicembre 2001
GERUSALEMME
Un uomo che si sente a suo agio quando è sotto pressione. Accompagnato sin da bambino da un senso di tradimento. E ossessionato dalla sua indipendenza.
E’ il profilo psicologico di Yasser Arafat disegnato da due ricercatori israeliani, il dottor Shaul Kimhi e il colonnello Shmuel Even, un esperto di questioni strategiche.
Le conclusioni non sono incoraggianti: il leader palestinese non cambierà strategia a meno che non ottenga gli obiettivi politici che si è prefissato.
PRESSIONE - I ricercatori avvertono: «Una massiccia pressione militare su Arafat non lo renderà più flessibile. Al contrario, quando è sotto assedio, si sente a suo agio, prende dei rischi ed è in grado di sopportare i colpi. Prova una grande soddisfazione a combattere un nemico più forte». In questa fase non è disposto ad accettare compromessi.
ULTIMATUM - Nello studio si consiglia il governo di non lanciare ultimatum al leader, specialmente in modo pubblico. «Se viene messo in imbarazzo reagisce in modo brutale». L’approccio migliore è quello dello scambio: «Tu prendi questo e noi ti diamo quello».
INFLUENZA - Le pressioni americane possono avere qualche effetto sul raìs, ma non porteranno cambiamenti sulle questioni chiave come il ritorno dei profughi e Gerusalemme. Il presidente egiziano ha un potere di persuasione su Arafat, ridotto invece quello di re Abdallah di Giordania e del siriano Bashar Assad.
PAZIENZA - Lo studio sostiene che Arafat ha le caratteristiche del capo in grado di prendere decisioni strategiche o storiche. Durante il cammino sceglie il sentiero più vantaggioso. E’ convinto che «il tempo sia dalla parte dei palestinesi, per questo ha una pazienza infinita».
OBIETTIVO - E’ vero che è «impulsivo e capriccioso», ma Arafat guarda sempre alla sommità della questione anche se mostra atteggiamenti che farebbero pensare al contrario. Nei suoi zig-zag ci sarebbe molto tatticismo.
INSTABILE - Per i ricercatori è «emotivamente instabile». Ama essere adulato, vuole dimostrare superiorità rispetto a chi gli sta attorno, è un po’ megalomane e ipersensibile alle critiche.
INDIPENDENZA - E’ la sua ossessione. La moglie Suha una volta ha raccontato che si rammenda le calze e si cuce i bottoni da solo. Guai a offrirgli un aiuto: «Mi ha risposto con un mai», ha aggiunto Suha.
PERSONALITA’ - Ha sintomi di paranoia, narcisismo e disordine nella sua personalità. «Vive in una sola dimensione». Ha letto pochi libri, non va a teatro da anni, non ha amici, il suo mondo ha delle carenze. Un vuoto riempito dedicando l’intera esistenza alla causa: «Questo spiega perché non soffre di solitudine». Passa molto tempo a pensare «a come sarà ricordato nella storia».
TEATRALITA’ - «Nello stesso giorno può essere presidente, generale, terrorista, vittima e pacifista. Cambia ruolo in un batter di ciglia. Non ha problemi a mentire. E’ sicuro che chi gli sta attorno gli stia mentendo».
MAMMA - La morte della madre quando Arafat aveva solo 4 anni lo avrebbe segnato. Ha imparato che deve contare solo sulle sue forze. Si «sente vittima» e pensa di combattere sempre per la sua sopravvivenza.
Guido Olimpio