Enzo Biagi, Corriere della Sera 02/12/2001, 2 dicembre 2001
«Questa rubrica ha un titolo esplicativo: ”Strettamente personale”. Oggi, credo per la prima volta, ne approfitto per rispondere allo squisito Vittorio Sgarbi, che, sul ”Giornale”, mi definisce ”ineffabile” e ”onesto” (suppongo con intenzione ironica, invece è proprio così), perché non condivido il giudizio del suo datore d’impiego, Silvio Berlusconi, che ha parlato di una guerra civile, che evidentemente ha vinto, scatenata dalle ”toghe rosse”
«Questa rubrica ha un titolo esplicativo: ”Strettamente personale”. Oggi, credo per la prima volta, ne approfitto per rispondere allo squisito Vittorio Sgarbi, che, sul ”Giornale”, mi definisce ”ineffabile” e ”onesto” (suppongo con intenzione ironica, invece è proprio così), perché non condivido il giudizio del suo datore d’impiego, Silvio Berlusconi, che ha parlato di una guerra civile, che evidentemente ha vinto, scatenata dalle ”toghe rosse”. E fa un elenco, sbagliato, di vittime e di defunti: cominciando con l’ex ministro socialista Franco Reviglio, che, grazie a Dio, e per le prescrizioni di legge, è vivo e non è stato processato per i fondi neri dell’Eni. Quindi, viceministro Sgarbi, non è stato assolto. Pietro Barilla, mio amico, che figura indegnamente nell’elenco dei perseguitati, non ha mai subito arresti né avvisi giudiziari: qualche dispiacere l’ha avuto invece da Sgarbi, che la moglie di Pietro respinse a una festa» (Enzo Biagi)