Cesare Biasini Selvaggi, "I segreti del presepio", Piemme., 10 dicembre 2001
«La festa di Natale cominciava con una cena ufficiale. Tra i cibi preparati spicca la kut’ja, un semolino a base di granaglie, spesso di frumento, talvolta di riso
«La festa di Natale cominciava con una cena ufficiale. Tra i cibi preparati spicca la kut’ja, un semolino a base di granaglie, spesso di frumento, talvolta di riso. I chicchi con cui si prepara la kut’ja simboleggiano la permanente rinascita della vita nonostante la morte. Altro alimento rituale russo è il bliny, una focaccia di acqua e farina che, si tramanda, mangino le anime dei defunti tornate sulla terra insieme ai vivi. A ulteriore dimostrazione della credenza russa che al banchetto natalizio partecipino anche i propri avi defunti, c’è l’usanza di versargli sia il cibo che le bevande sul tavolo prima di cominciare a mangiare. Questa stessa abitudine era praticata dagli antichi romani che riservavano il primo boccone e il primo sorso di vino ai lari e ai penati, cioè alle divinizzazioni degli antenati di famiglia» (V.J.Propp nel suo saggio "Feste agrarie russe").