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 2001  dicembre 10 Lunedì calendario

Interesse dei collezionisti per i manifesti politici: all’asta autunnale di Bolaffi dell’8 dicembre rilanci milionari per le affiche razziste di Boccasile, ”grafica ambigua e però dall’effetto dirompente”

Interesse dei collezionisti per i manifesti politici: all’asta autunnale di Bolaffi dell’8 dicembre rilanci milionari per le affiche razziste di Boccasile, ”grafica ambigua e però dall’effetto dirompente”. Secondo Alberto Bolaffi, quel che conta è il valore artistico, non il tema, tant’è vero che i poster del cinema del Ventennio, ”titoli poco significativi e grafica modesta”, sono andati male. Renata Yedid Levi, archivista del Gramsci: ”Il manifesto pubblicitario è innegabilmente più bello. Non sono molti i casi in cui c’è un grafico dietro al poster politico. E’ accaduto, più negli anni Cinquanta che poi, ma spesso, soprattutto nel Pci, se ne occupava qualche funzionario senza grandi doti artistiche”. Grande successo per i poster più movimentisti, locandine serigrafate in gran copia nel Sessantotto e dintorni: un paio d’anni fa Gianni Agnelli si aggiudicò all’asta un manifesto del 1969 contro il Salone dell’auto che lo ritraeva particolarmente rugoso. Armando Ceste, ex grafico ufficiale di ”Lotta Continua”, oggi regista: ”Se posso fare un paragone immodesto, abbiamo fatto irruzione nella comunicazione politica come gli autori della nouvelle vague sono entrati nel cinema: mezzi poverissimi e grande fantasia. E proprio questo potrebbe essere il motivo dell’interesse di oggi per i nostri piccoli manifesti”. In totale l’asta, più di mille lotti cinquantadue dei quali assegnati via internet, ha fatturato un miliardo: ”top price” il Circuito di Torino del 1937 di Giuseppe Riccolbaldi, 25 milioni, poi il Teatro Futurista Marinetti (Enrico Prampolini, 1927) a 23 milioni, la Thais per il film di Anton Giulio Bragaglia a 19, il "Grande sonno" di Bogart a quasi 16, la Wiener Secession di Kolo Moser (1899) a 13.