(ìla Repubblicaî, 11/12/2001). Pagina 32, 11 dicembre 2001
David Bush, direttore di Cinecittà Digital, ha lavorato sugli effetti speciali di "Malena" e "La leggenda del pianista sull’Oceano": ”Un avatar non è altro che un riflesso della realtà
David Bush, direttore di Cinecittà Digital, ha lavorato sugli effetti speciali di "Malena" e "La leggenda del pianista sull’Oceano": ”Un avatar non è altro che un riflesso della realtà. Se voglio che un avatar assomigli a una grande star, devo attaccare migliaia di sensori sull’attore. I suoi movimenti si traducono nell’avatar (...) Il digitale è uno strumento in più per il cinema. Lo ha dimostrato Cameron in "Titanic". Ha usato gli avatar, erano le centinaia di persone che camminavano sui ponti (...) Non è solo clonazione degli aspetti, ma anche dei movimenti, del modo di essere. C’è una follia in tutto questo. Se un attore è in grado di lavorare perché lo devo creare virtualmente mentre recita se stesso? (...) I sensori si mettono lungo il corpo dell’attore e vengono attaccati al computer. Il sistema registra la sua recitazione. Ma, come diceva il Re Sole ’Plus ça change, plus c’est la me^me chose...’ (...) Ogni elemento di questi avatar è un concentrato di dettagli. Vanno dal movimento della bocca al colorito della pelle, alla elasticità della carne. Significa apparire giovani o vecchi per esempio (...) La cosa più difficile sono i capelli. Sono sottili, richiedono moltissimi poligoni che sono i mattoni del mondo digitale, come piccolissimi pezzetti di Lego. Alla base c’è una montagna di calcoli perché non sono di un colore solo, hanno una propria luminosità, si muovono con l’aria, con una folata di vento. Occhi e bocca sono più semplici. Ma per gli occhi è complicato simulare il ’blinking’, quando si aprono e si chiudono automaticamente. E si deve vedere il riflesso della scena” .