(Daniela Daniele, ìLa Stampaî 11/12/2001). Pagina 15, 11 dicembre 2001
La mammografia non serve: questa la conclusione cui sono giunti i ricercatori del Nordic Cochrane Center di Copenaghen di Copenaghen, il cui lavoro è stato pubblicato anche dalla rivista ”The Lancet”
La mammografia non serve: questa la conclusione cui sono giunti i ricercatori del Nordic Cochrane Center di Copenaghen di Copenaghen, il cui lavoro è stato pubblicato anche dalla rivista ”The Lancet”. Un famoso studio fatto a New York oltre venticinque anni fa sosteneva che le donne che non avevano mai fatto questo tipo di esame avevano probabilità del 30 per cento maggiori di ammalarsi di tumore al seno rispetto a quelle che si erano sottoposte al test, per gli studiosi danesi quel lavoro non rispondeva ai canoni per definirlo scientificamente accettabile. Un’indagine più recente condotta a Malmoe, in Svezia, confronta 21.088 donne sottoposte a mammografia con 21.195 che non avevano fatto l’esame: dopo nove anni le donne morte di tumore alla mammella erano 63 nel primo gruppo, 66 nel secondo, una differenza statisticamente irrilevante. Un altro studio è stato condotto in Canada: 44.925 donne che avevano fatto il test, 44.910 che non l’avevano fatto, dopo nove anni 120 morti nel primo gruppo, 111 nel secondo. Secondo i ricercatori del Cochrane la mammografia non serve neanche ad evitare la mastectomia: nella ricerca di Malmoe l’intervento aveva riguardato 424 donne del primo gruppo, 339 del secondo. La tesi non convince Giovanna Gatti, oncologa della Divisione di senologia dell’Istituto Europeo di Oncologia: ”L’esperienza della ricerca di Copenaghen ha sempre presentato risultati diversi da quelli del resto d’Europa, anche perché in Danimarca i pazienti rientrano automaticamente in programmi di ricerca e gli scienziati lavorano così su grandi numeri (...) Per noi però la mammografia è ancora fondamentale perché consente di riconoscere tumori con un diametro molto piccolo. L’impatto del diametro sulla prognosi è ancora fondamentale (...) In verità, anche studi condotti a Milano indicano poca differenza tra la mortalità di gruppi di donne che si erano sottoposte a mammografia e altre che non lo avevano fatto. Ma è anche vero che, ormai, date le ampie possibilità di cura, è possibile che vi siano stati fattori di confusione nella ricerca (...) Parlare di percentuali per il tumore alla mammella è davvero parecchio difficile. Con le terapie di cui oggi disponiamo, siamo qaasi in grado di affermare che questa è ormai una malattia cronica. E, comunque, dal lentissimo decorso. Da un recente controllo fatto sulle donne che sono state curate nel nostro istituto, a partire dal 1994, abbiamo appurato, ad esempio, che la mortalità è stata davvero bassa: dieci per cento, per ogni stadio di malattia”. Riguardo alla mastectomia ”è importante sapere che l’approccio chirurgico, anche per tumori molto piccoli, varia completamente da una scuola all’altra. Da noi vengono molti colleghi stranieri, anche dagli Stati Uniti, per apprendere le tecniche di chirurgia conservativaî