11 dicembre 2001
Per Conan Doyle gli atlantidi sono capaci di modificare le molecole degli elementi e hanno proprietà telepatiche Nel 1870, Jules Verne pubblica ”Ventimila leghe sotto i mari”: seguendo Platone, pone Atlantide oltre lo stretto di Gibilterra e immagina le isole Canarie, le Azzorre e Capo Verde come le cime affioranti del continente scomparso
Per Conan Doyle gli atlantidi sono capaci di modificare le molecole degli elementi e hanno proprietà telepatiche Nel 1870, Jules Verne pubblica ”Ventimila leghe sotto i mari”: seguendo Platone, pone Atlantide oltre lo stretto di Gibilterra e immagina le isole Canarie, le Azzorre e Capo Verde come le cime affioranti del continente scomparso. Per lui Atlantide è una città perduta per sempre: i suoi resti giacciono sul fondo del mare. I personaggi la visitano come i turisti di oggi visitano Atene o Pompei. Nel romanzo è illuminata dai lapilli incandescenti di un grande vulcano. Sir Arthur Conan Doyle pubblica nel 1929 ”L’abisso di Maracot”, storia di una spedizione oceanografica al largo delle Canarie con una specie di batiscafo. Gli esploratori, imprigionati sul fondale, vengono salvati dagli abitanti di una città misteriosa. Sopravvissuti alla distruzione di Atlantide, questi sono in grado di modificare le molecole degli elementi, hanno sviluppato capacità telepatiche e comunicano con gli umani proiettando il loro pensiero su schermi (i protagonisti vedono la fine di Atlantide come in un film). Su La macchina del tempo del dicembre 2001 a pagina 24.