Salute di Sorrisi e canzoni, n. 32 dicembre 2001 pag. 80-81, 13 dicembre 2001
Lo potete chiamare comedone, punto nero, o blackhead (cioè «testa nera», come è scritto su tutte le creme che vengono dall’America), ma è sempre, inevitabilmente, la stessa (brutta) cosa che vien voglia di strizzar subito via
Lo potete chiamare comedone, punto nero, o blackhead (cioè «testa nera», come è scritto su tutte le creme che vengono dall’America), ma è sempre, inevitabilmente, la stessa (brutta) cosa che vien voglia di strizzar subito via. Prima di farlo, però, fermatevi a capire cos’è: un filo di sebo che dal follicolo della ghiandoletta arriva sulla superficie della vostra pelle. Se il poro è libero, il sebo esce tranquillamente e si distribuisce sulla pelle, rendendola più lucida. Ma se il poro è chiuso o se il sebo è molto ingombrante (o troppo) avviene una specie di ingorgo e si blocca in superficie, mezzo dentro e mezzo fuori. Da incolore che era diventa nero anzi, per la precisione marrone scuro. Colpa della sporcizia? No. Della melanina, ma anche del contatto con l’aria, cioè l’ossidazione. Succede più o meno quello che accade a una mela quando viene tagliata in due e lasciata per qualche minuto all’aria: da bianca che era, la polpa diventa subito scura. Ricordate questo paragone quando vi vengono i complessi dell’«ho tanti puntini neri, li devo togliere subito altrimenti la gente penserà che non mi sono pulita a dovere». Nessuno lo crede, o se lo crede, voi avete la coscienza a posto, e quindi, tranquille: togliete il vostro puntino ma con tutte le precauzioni (e la calma) che un’operazione come questa richiede. E con i consigli che trovate in queste pagine.