Raffaello Masci su La Stampa del 14/12/01 a pagina 17., 14 dicembre 2001
Secondo l’Istituto nazionale per l’invecchiamento di Washington, l’Italia è il paese con la più alta percentuale d’anziani (oltre 65 anni) nel mondo: ogni 100 abitanti ce ne sono 18, mentre i ragazzi sotto i 15 anni sono appena 14
Secondo l’Istituto nazionale per l’invecchiamento di Washington, l’Italia è il paese con la più alta percentuale d’anziani (oltre 65 anni) nel mondo: ogni 100 abitanti ce ne sono 18, mentre i ragazzi sotto i 15 anni sono appena 14. Continuando di questo passo, nel 2030 i vecchi saranno quasi il 30 per cento della popolazione. Secondo Renato Dulbecco, premio Nobel per la medicina, ”padre del progetto Genoma umano, ottantasette anni, fisico asciutto e mente quanto mai iperattiva” gli italiani invecchiano più degli altri «per l’atteggiamento giusto nei confronti della vita. Mi riferisco a questa tendenza, tipicamente italiana, a non insistere troppo sugli aspetti negativi e a prendere la vita con leggerezza. Una vita più spontanea, più libera, non ossessionata da ritmi frenetici (...) Certo, il fisico va un po’ aiutato. Ad esempio con un’alimentazione equilibrata e leggera. Non bisogna eccedere con i grassi, né tantomeno con gli alcolici (...) La longevità è anche legata a un fattore genetico. Al momento non sappiamo bene di quale gene si tratti, ma sicuramente c’è. Guardi me, per esempio: mio padre è morto a 95 anni e mia madre a 84, ma solo perché è caduta e si è rotta il bacino, altrimenti sarebbe vissuta più a lungo». Ci sono aspetti negativi del fenomeno. Il professor Antonio Golini, uno dei maggiori esperti di demografia: «Un bambino di oggi tra vent’anni avrà otto adulti cui dover badare tra genitori, nonni, zii. Le nascite da un milione che erano negli anni Sessanta si sono ridotte alla metà, dunque a distanza di tren’anni anche i potenziali genitori si saranno ridotti della metà e il calo demografio sarà inevitabile. Contemporaneamente la durata della vita si è allungata oltre ogni aspettativa e così la crescita degli over 65 è inarrestabile». Maurizio Barbagli, sociologo: «Finora ad occuparsi dei vecchi eano soprattutto i figli, sia pur coadiuvati da servizi assistenziali. La persona anziana quindi viveva l’ultima parte della sua vita con un supporto che era prima di tutto affettivo. Domani si porrà il problema di dover affidare gli anziani a personale a pagamento, e il tipo di rapporto sarà assolutamente diverso, con una pesante ricaduta psicologica che si aggiunge ad un notevole dispendio economico». Unica soluzione il ricorso all’immigrazione. Golini: «Servono almeno trecentomila immigrati l’anno. Quelli che arrivano sono per lo più persone celibi e desiderose di lavorare, con tutte le ricadute economiche e previdenziali del caso».