Cesare Biasini Selvaggi, "I sgreti del presepio", Piemme., 14 dicembre 2001
Il rito dell’”acqua amara di maledizione”, che serviva a provare l’infedeltà delle donne adultere: «Poi il sacerdote prenderà l’acqua santa in un vaso di terra; prenderà anche polvere che è sul pavimento del Tabernacolo e la metterà nell’acqua
Il rito dell’”acqua amara di maledizione”, che serviva a provare l’infedeltà delle donne adultere: «Poi il sacerdote prenderà l’acqua santa in un vaso di terra; prenderà anche polvere che è sul pavimento del Tabernacolo e la metterà nell’acqua... Poi dirà: ”Se ti sei traviata ricevendo un altro invece di tuo marito e ti sei contaminata e un uomo che non è tuo marito ha avuto rapporti disonesti con te, il Signore ti renda oggetto di maledizione in mezzo al tuo popolo, facendoti avvizzire i fianchi e gonfiare il ventre”. Il sacerdote scriverà queste imprecazioni, poi immergendole nell’acqua amara le diluirà in essa. Farà poi bere alla donna quell’acqua amara di maledizione e questa entrerà in lei per produrre dolori... Se invece quella donna non si è contaminata ed è pura, sarà riconosciuta innocente e avrà figli» (Vecchio Testamento, Libro dei Numeri (5,17-28)). Secondo quanto testimoniato da diversi Vengeli apocrifi, al rito della ”prova dell’acqua” sarebbe stata sottoposta anche la Vergine Maria, per la sua inaspettata quanto misteriosa gravidanza.