Giorgio Montefoschi sul Corriere della Sera del 16/12/01 a pagina 23., 16 dicembre 2001
«Svariati anni fa, a New York, un signore molto amabile, con una barbetta caprina, mi chiese, dopo avermi mostrato l’ennesima insegna raffigurante la Torre di Pisa davanti a una pizzeria italiana, se per caso sapevo come mai, davanti alle pizzerie italiane non solo a New York ma di tutti gli Stati Uniti, si trovasse così frequentemente quell’insegna
«Svariati anni fa, a New York, un signore molto amabile, con una barbetta caprina, mi chiese, dopo avermi mostrato l’ennesima insegna raffigurante la Torre di Pisa davanti a una pizzeria italiana, se per caso sapevo come mai, davanti alle pizzerie italiane non solo a New York ma di tutti gli Stati Uniti, si trovasse così frequentemente quell’insegna. Non sapevo. Mi spiegò: eravamo d’accordo che la torre pendente era il simbolo di Pisa? Sì. Eravamo d’accordo che la pizza napoletana era un alimento simbolico del nostro Paese, com’erano simbolici Pavarotti e Rodolfo Valentino? Sì. Come pronunciavano gli americani, la parola pizza? Pizza. Sì. No, gli americani la pronunciavano con la zeta trasformata in esse. Dunque: pissa. E, strascicando un po’, pisa. Da qui, la Torre di Pisa. Provai un brivido di compiacimento» (Giorgio Montefoschi).