Giuliano Zincone, Sette n. 50/2001, 18 dicembre 2001
«Un famoso giornalista compila una rubrica che si chiama L’Antitaliano. E probabilmente se ne vanta
«Un famoso giornalista compila una rubrica che si chiama L’Antitaliano. E probabilmente se ne vanta. Ciò, in apparenza è stravagante. Ma un spiegazione c’è. Molti godono quando vedono sbeffeggiare l’Italia, perché pochi (ancora!) si sentono davvero cittadini di questa nazione. Così le moltitudini si entusiasmano quando i compatrioti vengono dipinti, vigliacchi o voltagabbana. Le risposte del pubblico, invece, sono molto impermalite, se i critici denunciano gli ipotetici difetti delle singole regioni o delle singole città. E, infatti, sono proprio pochi gli ”irriverenti” che osano bollare Torino o Napoli, la Lombardia o la Sardegna con gli stessi epiteti che regalano disinvoltamente all’intera penisola. L’amore per il campanile, insomma, è più forte del sentimento nazionale, e spesso gli è ostile. Perciò molti ”maestri di pensiero” possono spalmare trionfalmente sullo Stivale i più stolti luoghi comuni» (Giuliano Zincone)