Giuseppina Manin sul Corriere della Sera del 07/12/01 a pagina 41., 7 dicembre 2001
I loggionisti temono che, dopo il restauro, alla Scala non ci sarà più posto per loro: "Se il loggione chiude finisce il nostro mondo
I loggionisti temono che, dopo il restauro, alla Scala non ci sarà più posto per loro: "Se il loggione chiude finisce il nostro mondo. La piccionaia fa parte da sempre, anche architettonicamente, dei teatri d’opera. Il melodramma è arte popolare, senza di loro, i veri appassionati, quelli disposti a sacrifici impensabili, la platea resterebbe appannaggio solo dei ricchi, di chi spesso a teatro va solo per mostrare gioielli e potere. Negli anni d’oro, quando alla Scala ogni sera cantavano nomi come Callas o Tebaldi, Del Monaco e Pryce, il loggione applaudiva e fischiava. E nessuno se la prendeva. Neanche quei grandi. Sapevano che faceva parte del gioco, di un tifo appassionato e vivace ma anche colto e civile. Senza di loro la musica non sarebbe più la stessa" (la soprano Raina Kabaiwanska).