Carmen Iarrera su ìIo Donnaî del 22/12/01 a pagina 140., 22 dicembre 2001
Liliana De Curtis, figlia di Totò, rivela che il padre era ghiotto di cibi semplici ma di buona qualità, possibilmente comprati dal suo ”casaduoglio” (pizzicagnolo) di fiducia
Liliana De Curtis, figlia di Totò, rivela che il padre era ghiotto di cibi semplici ma di buona qualità, possibilmente comprati dal suo ”casaduoglio” (pizzicagnolo) di fiducia. Ad esempio un panino con burro e acciuga lo metteva di buonumore, agli antipasti preferiva la pasta e fagioli, il suo piatto prediletto erano gli spaghetti ”sciuè sciuè”, al dente, conditi coi ”papacielli” (come vengono chiamati a Napoli i pomodorini a grappolo), appena saltati in padella con olio, aglio, basilico e peperoncino. I piatti elaborati non lo convincevano, tuttavia teneva molto all’eleganza della tavola. Poco amante dei dolci (ad esempio si faceva confezionare senza zucchero la frolla della pastiera) andava però pazzo per le ”frittelle della malafemmena”, «preparate da nonna Nannina apposta per lui». A Capodanno era sempre fuori a lavorare, la moglie lo raggiungeva nella pensioncina economica o nel grande albergo (a seconda delle fortune) e insieme stappavano una bottiglia di champagne: «La festa vera era a Natale. Nonna Nannina, un donnone di 120 chili, si chiudeva per giorni in cucina e poi sfornava di tutto: ziti al ragù, zucchine a scapece, dolcetti rococò, struffoli coi diavolilli. Il solo ragù doveva ”pippiare” (cioè sobbollire) per almeno sette ore». Quel giorno si usavano piatti con lo stemma, bicchieri di Boemia, posate d’argento. Unico oggetto sempre proibito in tavola da Totò, l’oliera di cristallo: «Se per disgrazia si fosse rovesciato l’olio, chissà quanti guai...».