Guido Vergani, Corriere della Sera 16/12/2001, 16 dicembre 2001
«L’hanno chiamata emergenza. Ma, allora, dovremmo definiretregenda la nevicata dell’85. Emergenza è qualcosa che ci arriva addosso d’improvviso, che ci spiazza
«L’hanno chiamata emergenza. Ma, allora, dovremmo definiretregenda la nevicata dell’85. Emergenza è qualcosa che ci arriva addosso d’improvviso, che ci spiazza. La bufera, invece, era attesa. Ma niente era stato predisposto, quasi per il gusto di farsi prendere in contropiede. Palazzo Marino ha ammesso il collasso, ma all’insegna del ”noi non c’entriamo”, come se l’amministrazione non fosse responsabile di quel che non funziona, di quel che non fa funzionare. Un tempo i comandanti (Albertini è l’uomo dei pieni poteri), gli uomini di vertice si facevano un punto d’onore nel difendere i sottoposti e nell’assumersi le colpe. Si vede che, oggi, non usa più. Non usa più, anche se, fra le righe dell’italianissimo scaricabarile, si è scoperto che il Comune ha ridotto di una metà i mezzi spargisale e spalaneve. Una vecchia canzone diceva: ”Non è colpa mia / è colpa del baion”, attribuendo alla carica di quel ballo l’esplodere di un’incontenibile voglia di peccato» (Guido Vergani, a proposito della tormenta che giovedì 13 dicembre ha bloccato Milano)