Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2001  dicembre 27 Giovedì calendario

Cillo Elinda, di anni 62. Mezza matta, seguita da un medico e a volte ricoverata in clinica psichiatrica

Cillo Elinda, di anni 62. Mezza matta, seguita da un medico e a volte ricoverata in clinica psichiatrica. Separata dieci anni fa dal marito, Graziani Giuseppe, di anni 65, proprietario di una fabbrica poco fuori Torino, viveva col figlio Giulio Genesio, di anni 25, laureato in Giurisprudenza, nessun amico e nemmeno una fidanzata. Solitari, scontrosi con tutti, madre e figlio stavano sempre chiusi nel loro appartamento, le tapparelle marroncine abbassate anche d’estate, qualche uscita insieme solo per far la spesa. L’altra mattina la Cillo entrò in un palazzo vicino a casa sua, salì fino all’ottavo piano e si lanciò nella tromba delle scale. Quindici ore dopo il figlio s’arrampicò fino al nono piano del suo palazzo, spalancò la finestra e si lasciò cadere giù. Atterrò sulla rampa del garage, dove fu ritrovato qualche tempo dopo da un medico. In un palazzo color nocciola e bianco costruito trent’anni fa con pretese di eleganza, Torino.