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 2001  dicembre 24 Lunedì calendario

Alcuni chef italiani raccontano cosa hanno preparato per il pranzo di Natale. Francesco Sultano, originario di Ragusa, dice che la loro è una cucina molto povera («un tempo i biscotti si facevano con la carruba, perché lo zucchero non c’era»)

Alcuni chef italiani raccontano cosa hanno preparato per il pranzo di Natale. Francesco Sultano, originario di Ragusa, dice che la loro è una cucina molto povera («un tempo i biscotti si facevano con la carruba, perché lo zucchero non c’era»). Il 25 dicembre ha cucinato ravioli di cappone in brodo di crostacei, dentice farcito con verdure selvatiche, trancio di capitone passato al forno. Per finire, panettone alla crema di castagne, ’nzuddi (biscotti a base di mandorla, farina, zucchero, buccia d’arancia) e Mucatolo (un impasto di fichi secchi e mosto cotto). Il valdese Walter Eynard, amante di una «cucina senza orpelli», dice che dalle sue parti il piatto di Natale è la Supadbarbett, zuppa di pan secco con cavolo, toma fresca, spezie, coperta di brodo fatto con ossa salate di maiale e una gallina (dopo una lunga cottura sulla brace, la zuppa viene decorata con uno speciale burro color nocciola). Paolo Zoppolatti racconta che a Gorizia, tra dicembre e gennaio, si ammazza il maiale: il regalo più gradito è il salame fresco, scottato con l’aceto, da servire con la polenta accanto. Per primo, frittatine arrotolate e cotte in brodo di bollito, per secondo il cappone o la gallina con cui si è fatto il brodo, per contorno la brovada, rape macerate nella vinaccia per quaranta giorni e poi stufate, servite accanto al muso sgrassato del maiale. Per finire la Gubana, un dolce arrotolato, cotto al forno o bollito, ricoperto di zucchero e cannella.