2 gennaio 2002
Alemanno Vittorio, di anni 63. Alto, corpulento, calvo, occhialini tondi. Bancario in pensione, abitava al sesto piano di un palazzo signorile a piazza Verbano, Roma, con la moglie, Pochettino Carla, impiegata alla Regione Lazio
Alemanno Vittorio, di anni 63. Alto, corpulento, calvo, occhialini tondi. Bancario in pensione, abitava al sesto piano di un palazzo signorile a piazza Verbano, Roma, con la moglie, Pochettino Carla, impiegata alla Regione Lazio. Da parecchi anni litigava con l’inquilino del piano inferiore, Raso Giuseppe, di anni 67, falegname calabrese, detto nel quartiere ”il pazzo” per via dei suoi improvvisi attacchi d’ira. Costui, insofferente ai rumori, s’era convinto che l’Alemanno, apposta per infastidirlo, girasse per casa con zoccoli, scarponi da sci e pattini a rotelle. Sicuro poi che avesse piazzato nel bagno una chiassosa autoclave, lo aveva più volte querelato. All’alba di mercoledì, svegliato dai botti provenienti dal piano di sopra, scese al pianterreno e staccò la luce al vicino. Poi rientrò in casa. Fu richiamato sul pianerottolo dagli strilli dell’Alemanno, sceso a protestare davanti alla sua porta: gli aprì, urlò un po’ pure lui e infine gli sparò due colpi in faccia.