Paolo Mieli, Corriere della Sera 27/12/2001, 27 dicembre 2001
«E qui ho un rimprovero da fare [...] alla stampa di sinistra. Per esempio ”l’Unità”. Da tempo su quel giornale lo storico Bruno Bongiovanni aveva proposto di abolire l’uso polemico del termine ”revisionismo”
«E qui ho un rimprovero da fare [...] alla stampa di sinistra. Per esempio ”l’Unità”. Da tempo su quel giornale lo storico Bruno Bongiovanni aveva proposto di abolire l’uso polemico del termine ”revisionismo”. Una parola che la sinistra usa – da un secolo – come clava contro chi ha opinioni eterodosse [...]. Il suo giornale, però, non gli ha dato retta. E quella parolina non è stata affatto abolita. Qualcuno la usa in un’accezione positiva (come Aldo Varano che ha parlato di revisionismo cecoslovacco ai tempi di Dubcek). Ma i più se ne servono ancora nei modi denunciati da Bongiovanni. Persino contro Paolo Limiti [...] contro quel celeberrimo conduttore che ogni pomeriggio su Raiuno manda in onda musichette del passato. Un programma giustamente lodato da tutti. Ma a cui ogni tanto capita di trasmettere anche canzoni del Ventennio. Il che, regolarmente, fa trasalire la critica televisiva di sinistra. Accade da tempo e nessuno se ne dà cura. Non lo avrei fatto neanche se l’ultima intemerata, quella di Fulvio Abate, proprio su ”l’Unità” non fosse apparsa sotto il titolo ”Limiti di revisionismo”. Il povero Limiti viene equiparato ai ”disinvolti studiosi” che ”finiscono col salvare ciò che, almeno secondo altri, meriterebbe comunque di essere condannato”. Cioè il fascismo. Gli si concede di non aver voluto fare opera di minimizzazione sulle camere a gas, ma il rimbrotto è ugualmente severo: Limiti sarebbe tenero nei confronti del fascismo discografico» (Paolo Mieli)