Ivan Sergeevic Turgenev, "Memorie di un cacciatore", Rizzoli, 4 gennaio 2002
Stàrosta. Il capo dei contadini di ogni villaggio, eletto dai contadini stessi ma alle dipendenze del proprietario, si chiamava "stàrosta" e veniva cambiato spesso per evitare corruzione o nascita di favoritismi
Stàrosta. Il capo dei contadini di ogni villaggio, eletto dai contadini stessi ma alle dipendenze del proprietario, si chiamava "stàrosta" e veniva cambiato spesso per evitare corruzione o nascita di favoritismi. Il "burmìstr" (dal tedesco Bürgermeister, borgomastro) era invece nominato dal proprietario. Spesso sfruttava la sua posizione per dominare i contadini in modo illegittimo e utilizzarli come se fossero alle sue dipendenze, per esempio sfruttando anni di cattivo raccolto nei quali essi restavano indietro con il canone o comunque con le spettanze dovute al padrone: il burmìstr si accollava l’onere al loro posto, in segreto, e li vessava lungamente in seguito, di solito sotto la minaccia di spedire alle armi fuori turno, cioè oltre il servizio di leva, i figli maschi del contadino.