Massimo Causo, "L’alterUgo del cinema italiano", Besa, Lecce 2001, 4 gennaio 2002
Soubrette e cani sciolti. «Forse Ugo [Tognazzi] sentiva la vita che gli sfuggiva come la sabbia dalla clessidra, si accorgeva con angoscia di parlare troppo spesso al passato, paventava che il meglio di tutto fosse trascorso
Soubrette e cani sciolti. «Forse Ugo [Tognazzi] sentiva la vita che gli sfuggiva come la sabbia dalla clessidra, si accorgeva con angoscia di parlare troppo spesso al passato, paventava che il meglio di tutto fosse trascorso. In questa vulnerabilità c’era ancora, come spesso nelle sue interpretazioni, il segno di un’originale contraddizone. Eroe di un vitalismo senza risparmio, tra Casanova e Rabelais, i suoi anni di fuoco erano stati quelli errabondi della rivista, da una piazza all’altra, circondato da stupende soubrettine e altri cani sciolti» (Tullio Kezich).