F. Sa., Corriere della Sera 03/01/2002, 3 gennaio 2002
«Andreotti va giustamente orgoglioso del suo contributo alla nascita della moneta unica europea e del fatto che fu lui - da presidente del Consiglio - a firmare i due accordi chiave: lo Sme e Maastricht
«Andreotti va giustamente orgoglioso del suo contributo alla nascita della moneta unica europea e del fatto che fu lui - da presidente del Consiglio - a firmare i due accordi chiave: lo Sme e Maastricht. Ma nell’intervista al ”Corriere” fa una ricostruzione del nostro ingresso nel Sistema monetario europeo piena di lacune [...]. Come hanno ricordato anche Mario Segni e Gerardo Bianco, che allora rappresentava l’ala della Dc favorevole allo Sme, il governo non decise di entrare dal primo momento. Anzi, ai primi di dicembre, al vertice europeo, Andreotti fece sapere a tedeschi e francesi che l’Italia non sarebbe entrata. Su questo aveva il consenso di Berlinguer, alle prese con le resistenze del Pci, e l’appoggio del governatore della Banca d’Italia Paolo Baffi. Intendiamoci, la posizione di Baffi era rispettabilissima, non si fidava della classe politica. Temeva che la difesa del cambio sarebbe stata scaricata sulla Banca d’Italia. Al ritorno dal vertice, sull’aereo che riportava la delegazione italiana a Roma, Andreotti chiese a Baffi e al ministro del Tesoro Filippo Maria Pandolfi d’intervenire su mio padre: ”Adesso il solo problema è convincere Ugo La Malfa. Diteglielo voi, che siete suoi amici, che l’Italia non è in condizioni di entrare nello Sme”. Mio padre, però, era deciso a fare la crisi [...]. Pandolfi andò a Montecitorio per comunicare la decisione del governo. Ma a Palazzo Madama fu molto più sfumato. E il giorno dopo, alle 7 del mattino, Andreotti venne a piazza dei Caprettari, nella sede del Pri. Si chiuse in ufficio con mio padre. Ne uscì dicendo che il governo avrebbe potuto rivedere la sua posizione. Poi avviò le consultazioni con i segretari della maggioranza. Al termine annunciò che l’Italia sarebbe entrata nello Sme» (Giorgio La Malfa)