Saul Bellow, "Ravelstein", Mondadori, 8 gennaio 2002
Allievi. «I suoi allievi erano diventati storici, professori, giornalisti, esperti, funzionari statali, pensatori
Allievi. «I suoi allievi erano diventati storici, professori, giornalisti, esperti, funzionari statali, pensatori. Ravelstein aveva prodotto (indottrinato) tre quattro generazioni di laureati. Inoltre, i suoi ragazzi stravedevano per lui. Non si limitavano alle sue teorie, alle sue interpretazioni, ma imitavano il suo modo di fare e cercavano di camminare e parlare come lui: liberamente, ironicamente, sarcasticamente, con l’arguzia più simile alla sua che riuscivano a mettere insieme. I più giovani – quelli che se li potevano permettere – si compravano i vestiti da Lanvin o Hermès e si facevano fare le camicie in Jermyn Street da Turnbull & Asser. Fumavano con gli stessi gesti erratici di Ravelstein. Ascoltavano gli stessi cd. Ravelstein li aveva guariti dalla passione per il rock e ora ascoltavano Mozart, Rossini o, più indietro nel tempo, Albinoni e Fescobaldi (’suonati sugli strumenti originali”). Avevano venduto le loro raccolte di Beatles e dei Grateful Dead e al loro posto ascoltavano Maria Callas che cantava La traviata».