Salute di sorrisi e canzoni n. 33 Gennaio 2002 pag. 11, 9 gennaio 2002
Chi ha un cuore un po’ malandato, può ricorrere, in casi estremi, a uno artificiale. Il più diffuso (ce l’hanno già 2
Chi ha un cuore un po’ malandato, può ricorrere, in casi estremi, a uno artificiale. Il più diffuso (ce l’hanno già 2.000 persone) si chiama Novacor. una specie di pompa meccanica, che pesa circa un chilo e viene alimentata da una batteria che si porta a tracolla, come un borsetta. Una volta impiantato può durare anche cinque anni. Nel petto di un centinaio di cardiopatici di tutta Europa, invece, batte il Micromed DeBakey Pump, un cuore artificiale un po’ più piccolo, mentre al Policlinico San Matteo di Pavia ne stanno sperimentando un altro, che si chiama Lionheart («cuor di leone»). Anche questo è più leggero (pesa solo due etti) e assomiglia a un pace-maker. Pochi mesi fa, inoltre, nel Kentucky (Usa), è stato impiantato nel petto di un cardiopatico AbioCor, il primo cuore artificiale in plastica e titanio. Si ricarica dall’esterno, ogni mezz’ora, ed è grande più o meno quanto un pompelmo. I medici che lo stanno sperimentando assicurano che può raggiungere una durata di quasi cinque anni. Ma il trapianto potrebbe non essere l’unica soluzione. Negli Usa, il ricercatore italiano Piero Anversa sta studiando, con la sua équipe, un sistema che dovrebbe indurre il cuore a «ripararsi da sé». Mentre lo scorso agosto, a Dusseldorf (Germania), un’équipe cardiologica è riuscita a riparare il cuore di un uomo di 46 anni usando cellule staminali prelevate dal suo stesso midollo osseo.