Mario Cavargna Bontosi su La Stampa (tSt) del 02/01/02 a pagina 4., 2 gennaio 2002
San Marco, san Luca e san Giovanni non parlano mai dei tre Magi: solo san Matteo gli dedica poche righe, scrivendo che al tempo della nascita di Gesù giunsero dall’Oriente alcuni Magi per adorare il re dei Giudei, la cui nascita era stata segnalata da una cometa
San Marco, san Luca e san Giovanni non parlano mai dei tre Magi: solo san Matteo gli dedica poche righe, scrivendo che al tempo della nascita di Gesù giunsero dall’Oriente alcuni Magi per adorare il re dei Giudei, la cui nascita era stata segnalata da una cometa. Si recarono quindi a Gerusalemme in cerca di notizie, spaventando Erode e turbando tutta la città con le loro domande. Erode convocò i capi delle famiglie sacerdotali e gli esperti delle scritture per cercar di scoprire quale potesse essere il luogo della profezia: avuta l’indicazione di Bethlem, chiamò di nascosto i Magi e li incaricò di rintracciare il Messia. I Magi lo trovarono in una casa, lo adorarono e gli offrirono oro, incenso e mirra, ripartendo poi senza far parola a nessuno. Matteo non dice altro: né se erano re, né quanti fossero, come si chiamavano o da dove venivano. Un frammento del "Vangelo degli Ebrei" (primo o secondo secolo) li descrive come «uno stuolo di Magi, indovini dal colore scuro, con calzoni alle gambe, capitanati da Malco, Gaspare e Fatizarda»; bisogna attendere l’apocrifo "Vangelo arabo dell’infanzia di Gesù" (tre secoli dopo) per vederli indicati come sacerdoti persiani. «Del resto le parole "magi" e Oriente sembrano già indicare un’origine: i persiani stavano a Oriente e il nome magi, secondo Erodoto, era dato ai sacerdoti della loro religione». Tuttavia nella Bibbia il termine Oriente indica anche il deserto arabo, e il termine mago è usato negli atti degli Apostoli per alludere ai sacerdoti ebraici esperti nelle dottrine mistiche della Qabbala: tale era ad esempio Simon Mago, che «esercitava la magia e seduceva molta gente di Samaria». C’è poi il problema della religione e dei doni: «Come potevano desiderare di "venire ad adorare il re dei Giudei" i sacerdoti di un’antica e orgogliosa religione nazionale come quella di Zarathustra? Come potevano queste persone, pagane agli occhi degli ebrei, esporre argomenti teologici tali da indurre Erode a convocare "tutti i principi dei sacerdoti e gli scribi" per rispondere alle loro domande e, dopo averle ricevute, ricevere dal re l’incarico di riconoscere il Messia di Israele?"». Inoltre in Matteo i Magi offrono oro, incenso e mirra, le tre merci preziose che venivano trasportate dalle carovane che venivano da Sud, raccogliendo incenso e mirra dallo Yemen e l’oro dall’Etiopia e da Berenice, detta "Pancrisia" cioè "tutta d’oro". Anche Isaia ricorda «uno stuolo di cammelli che vengono da Saba portando oro e incenso». La mirra non era una merce usuale per i persiani, che a differenza degli egiziani e dei mediorientali non la usavano per i riti di inumazione ma esponevano i morti nelle "torri del silenzio". Se veramente fossero venuti da Oriente i Magi avrebbero piuttosto portato delle sete. I doni che avevano con sé e la profonda conoscenza della religione ebraica fanno supporre che quelli del Vangelo fossero degli ebrei provenienti dalla penisola arabica, forse appartenenti agli antichissimi insediamenti dei tempi di Salomone e della regina di Saba. Probabilmente avevano caratteri somatici diversi: mediterranei, ebrei arabi del Sud e del Nord, neri ebrei etiopi che qualche secolo dopo avrebbero creato un regno giudaico nel corno d’Africa.