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 2002  gennaio 11 Venerdì calendario

Gli ipocondriaci. La prima immagine che viene in mente è quella del ricco Argante, il personaggio del «Malato immaginario» di Molière, che sopraffatto dalla paura di ammalarsi, si barrica nella sua villa seicentesca per non uscirne mai più

Gli ipocondriaci. La prima immagine che viene in mente è quella del ricco Argante, il personaggio del «Malato immaginario» di Molière, che sopraffatto dalla paura di ammalarsi, si barrica nella sua villa seicentesca per non uscirne mai più. Ma, per restare ai giorni nostri, si può pensare al personaggio che Carlo Verdone interpreta in una delle sue commedie più riuscite, «Maledetto il giorno che ti ho incontrato», un critico musicale incapace di muoversi di casa senza la sua razione quotidiana di ansiolitici, cardiotonici e analgesici vari. Proprio come loro, chi soffre di ipocondria è consapevole della propria condizione, ma non riesce a controllare quest’autentica ossessione. L’identikit Attenzione eccessiva verso il proprio corpo. Tendenza ad amplificare ogni sintomo fisico, anche il più insignificante, e a limitare le esperienze. questo, in estrema sintesi, l’identikit dell’ipocondriaco. Fra le paure più ricorrenti c’è quella di avere un tumore o un infarto. Comunque è bene distinguere tra una semplice e «normale» attenzione alla propria salute, e una vera e propria fissazione, che limita nella vita sociale, familiare e lavorativa. I medici definiscono l’ipocondria una malattia «somatoforme», un disturbo cioè che, pur avendo origine psicologica, si manifesta come malessere fisico. «Rientra in questa situazione il 5% delle persone che si rivolgono allo specialista, indistintamente uomini e donne» spiega Vincenzo Rinaldi, psichiatra e psicoterapeuta della Società italiana di psichiatria, «ma nella maggior parte dei casi si accompagna ad altri disturbi come depressione, panico o ansia». Le radici Ma come nasce questo malessere? «Bisogna scavare nella psiche e nel vissuto dell’individuo» spiega Rinaldi, «probabilmente è un modo per comunicare un problema. come se questi individui non avessero trovato un sistema migliore per esprimere le proprie esperienze precedenti». Come i bambini comunicano gioie e dolori attraverso il corpo, così gli ipocondriaci utilizzano i messaggi fisici per parlare di se stessi. «Alla base di questo meccanismo», spiega Rinaldi, «c’è molto spesso un sentimento di rabbia o impotenza, oppure un senso di colpa mai elaborato».