Salute di sorrisi e canzoni n. 33 Gennaio 2002 pag. 53, 11 gennaio 2002
La terapia più efficace è quella che considera il paziente a 360 gradi, prende quindi in considerazione non solo l’ipocondria, ma anche ansia, depressione e attacchi di panico
La terapia più efficace è quella che considera il paziente a 360 gradi, prende quindi in considerazione non solo l’ipocondria, ma anche ansia, depressione e attacchi di panico. Le tecniche che hanno avuto maggiore successo sono quelle che uniscono un ciclo di psicoterapia a uno di omeopatia. L’uso di farmaci convenzionali può essere utile nell’alleviare in tempi brevi i sintomi collegati. Ma non c’è dubbio che agire sulla percezione e sulla psiche piuttosto che somministrare farmaci, che agiscono da palliativo, è il metodo più adeguato per aiutare chi soffre di questo disturbo a superarlo, o almeno a limitarne gli effetti più gravi. Ma vediamo di capire nel dettaglio come agiscono le principali terapie. La psicoterapia Essendo una patologia che nasce dall’interno, per curarla è indispensabile un approccio psicologico. L’ideale è la psicoterapia cognitiva-comportamentale, che combina due forme di terapia: quella comportamentale, che aiuta a modificare la relazione fra le situazioni che creano disagi e le abituali reazioni emotive, e quella cognitiva, che aiuta ad individuare schemi di ragionamento e di interpretazione della realtà. L’ipocondriaco, infatti, percepisce delle sensazioni e dei dolori che nella realtà «non esistono», ma che sono frutto di paure. Perché è utile Nel rapporto paziente-terapista, l’ipocondriaco costruisce un nido «sicuro», un luogo in cui sentirsi accettato. «In questo modo», spiega Rinaldi, «si possono ridefinire le proprie percezioni rendendole adeguate alla realtà». L’omeopatia «Circa l’8 per cento dei pazienti che si rivolgono a cure omeopatiche soffre di disturbi correlati all’ipocondria», spiega Gino Santini, direttore responsabile dell’Istituto di medici omeopatici di Roma. L’omeopatia può essere molto efficace per risolvere questo tipo di problema. Infatti, benché non esista una terapia omeopatica ben precisa per curare l’ipocondria, l’approccio «globale» tipico di questa disciplina, che prende in considerazione tutti gli elementi - dai sintomi fisici alle esperienze vissute, alle sensazioni provate - aiuta il paziente a sentirsi capito e seguito, alleviando ansia e paura. Perché è utile La terapia omeopatica aiuta il paziente a riacquistare fiducia e serenità senza creare assuefazione o dipendenza da farmaci. I benefici sono legati al rapporto che si crea tra paziente e medico e agli effetti rilassanti che hanno questi approcci. «In malattie simili è importante stabilire un contatto, una relazione di fiducia» aggiunge Gino Santini, «che vada oltre la semplice diagnosi e prognosi». I farmaci Generalmente vengono prescritti gli ansiolitici, che riducono alcuni sintomi dell’ipocondria come l’insonnia e gli attacchi di panico. Oppure gli antidepressivi dell’ultima generazione, che hanno pochi effetti collaterali. Tra quelli più utilizzati, oltre al Prozac, ci sono l’Elopram e lo Zoloft, che aumentano la trasmissione di serotonina nel cervello, diminuendo ansia e passività. Perché è utile Questi farmaci alleviano in tempi molto brevi i disturbi correlati all’ipocondria: l’ansia, la depressione, l’insonnia, gli attacchi di panico. Ma è un tipo di terapia che presenta numerosi svantaggi. Innanzitutto, i farmaci non servono ad eliminare la patologia principale, ossia l’ipocondria. Poi, quando si interrompe la somministrazione, finiscono per riemergere anche i sintomi collegati.