Enrico Currò, la Repubblica 30/11/2001, 30 novembre 2001
Cina. Il serbo Bora (diminutivo di Selibor) Milutinovic è l’allenatore della Cina che la prossima estate parteciperà per la prima volta alla fase finale di un mondiale
Cina. Il serbo Bora (diminutivo di Selibor) Milutinovic è l’allenatore della Cina che la prossima estate parteciperà per la prima volta alla fase finale di un mondiale. In passato ha allenato il Messico ai mondiali del 1986 (sesto posto), il Costarica a Italia ’90 (eliminò Svezia e Scozia), gli Usa nel 1994 (fu eliminato agli ottavi dal Brasile poi campione), la Nigeria nel 1998 (eliminato agli ottavi dalla Danimarca). Adesso è al comando della nazionale con più tifosi del mondo, un miliardo e 300 milioni: «All’inizio del 2000, quando mi hanno chiamato, ero libero. Loro avevano appena fallito la qualificazione alle Olimpiadi e non volevano più sbagliare. Io avevo ricordi un po’ vecchi del paese, c’ero stato nel 1977, ma mi piacciono le avventure. Sono andato a controllare e ho accettato. Meno male, è un’esperienza straordinaria. Una partita della nazionale la vedono in 300 milioni. Manca un po’ di passione, non c’è tradizione, non ci sono campionati giovanili veri. La serie A esiste da 5 anni ed è a 14 squadre, la B a 12. A scuola non si gioca: lo sport più popolare è il ping pong, poi il badminton. Il potenziale è enorme, la crescita lenta. I cinesi sono placidi: pazienza, è il loro motto. Poi, però, c’è il campo e lì diventano come il resto del mondo: impazienti. Alla fine ci siamo accettati reciprocamente, ma non è stato facile. Mi chiamavano ’leggendario’, poi hanno scoperto che sono normale. Ho un interprete bravissimo, spagnolo. E per la tattica uso i video. E non è un luogo comune: il linguaggio del calcio è universale. Comunque ha provato la gioia di fare felice un popolo: quando ho visto la Piazza Tienanmen in festa ho capito cos’è il calcio».