Rita Sala, Il Messaggero 03/01/2002, 3 gennaio 2002
Il padre e la madre di Francesco Antonioli, portiere della Roma campione d’Italia, sono sordomuti: «Ho imparato a comunicare in due maniere diverse, a vivere in due mondi diversi: uno silenzioso, dove contano i sentimenti e i segni; l’altro, quello normale, che è comune alla maggior parte della gente
Il padre e la madre di Francesco Antonioli, portiere della Roma campione d’Italia, sono sordomuti: «Ho imparato a comunicare in due maniere diverse, a vivere in due mondi diversi: uno silenzioso, dove contano i sentimenti e i segni; l’altro, quello normale, che è comune alla maggior parte della gente. La forza morale viene dal primo, dove c’è spazio per conoscersi a fondo, sapere quanto si vale e fin dove si può arrivare, e anche corazzarsi contro le critiche. Da bambino la condizione della mia famiglia la subivo come si subisce ogni diversità, mi pesava a scuola, con i compagni e con gli amici... Più tardi, maturando, ho capito i vantaggi. Certo, per i miei sarebbe stato meglio non avere handicap, ma data la situazione, ho imparato a trarne il meglio”. Sul ruolo del portiere: ”Ci si sente soli, questo è sicuro. Uno contro tutti, contro gli avversari ma anche contro i tuoi, perché l’autorete è sempre in agguato. In pratica, sei tu contro ventuno, contro la tua stessa voglia di lanciarti avanti. Immobile mentre gli altri corrono».