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 2002  gennaio 07 Lunedì calendario

Con la scomparsa delle monete nazionali e la creazione di un’unica base monetaria in euro, alcune Banche centrali europee e i loro governi (che ne intascano i dividendi), in particolare la Bundesbank, sono destinate a perdere somme ingenti di denaro, mentre altre, come la Banca di Francia, guadagnano enormemente

Con la scomparsa delle monete nazionali e la creazione di un’unica base monetaria in euro, alcune Banche centrali europee e i loro governi (che ne intascano i dividendi), in particolare la Bundesbank, sono destinate a perdere somme ingenti di denaro, mentre altre, come la Banca di Francia, guadagnano enormemente. Finora le Banche centrali nazionali europee hanno accumulato utili sulle rispettive banconote in circolazione. La Banca d’Italia produceva lire e le offriva agli intermediari in cambio di titoli che portavano un interesse, guadagnando così qualche migliaio di lire l’anno. L’interesse che deriva dal cosiddetto "diritto di signoraggio", il reddito monetario, è tanto più grande quanto più grande è la massa monetaria di ciascun Paese. La Bundesbank, grazie all’enorme circolazione del marco tedesco anche al di fuori dei confini nazionali, registrava in media 16 mila miliardi di lire (8 miliardi di euro) l’anno. Con l’euro tutto è destinato a cambiare. Il reddito monetario della Banca Centrale europea, valutato in circa 12 miliardi di euro l’anno, verrà distribuito alle banche centrali nazionali non in funzione della massa monetaria apportata da ciascuno all’euro, ma sulla base delle rispettive quote di partecipazione al capitale della Bce. Queste sono state calcolate tenendo conto del pil e della popolazione di ogni paese membro, e non coincidono affatto con la quantità di moneta conferita al "pool" della moneta unica, che nel complesso ammonta a 395 miliardi di euro. Esempio: la Germania ha apportato all’euro il 38,6 per cento della base monetaria complessiva, ma la sua partecipazione alla Bce è del 30,2 per cento. La Spagna conferisce il 14,1 per cento del volume complessivo della massa monetaria, ma è azionista solo con l’11 per cento. Al contrario la Francia apporta il 12,2 per cento e ricava il 20,8. Favorita anche l’Italia: le lire in circolazione sono infatti il 18 per cento del totale delle monete in euro, ma la quota del dividendo monetario del nostro Paese è del 18,4 per cento. Per compensare parzialmente queste distorsioni, il Consiglio dei governatori della Bce ha messo a punto un meccanismo di correzione che resterà in vigore fino al 2006. Agli "euro-perdenti" verrà riconosciuto un reddito monetario maggiore della propria quota di capitale, agli "euro vincitori" inferiore. A partire dal 2007 tuttavia i diritti di signoraggio saranno attribuiti solo in virtù della quota di capitale della Bce detenuta da ciascuna Banca centrale della zona euro, nella speranza che nel frattempo gli squilibri si attenuino da soli, dal momento che d’ora in avanti ogni Banca centrale nazionale emetterà euro solo in proporzione della propria quota di capitale Bce. Altri fattori che nei prossimi anni potrebbero modificare l’entità dei diritti di signoraggio derivanti dall’euro: la diffusione della moneta elettronica (meno circolante gira, meno utili fanno le banche centrali) e la possibilità che Blair decida di portare la sterlina nell’euro, il che trasformerebbe la gran Bretagna nel più grande "euro winner". «A pagare il conto, ancora una volta, sarebbe la Germania».