Natalia Aspesi su la Repubblica del 10/01/02 a pagina 24., 10 gennaio 2002
Intorno al 1890 prese piede in Inghilterra la campagna contro il nudo e le donne condotta fra l’altro dalle ”Christian Society Antivizio o Propurezza” capeggiate dall’autorevole tesoriere della Royal Academy, John Calcott Horsley: gli artisti inglesi non dovevano «lasciarsi andare all’impudicizia del nudo», né esporre pubblicamente opere che mostrassero signore svestite, «ancorché nel ruolo di sante e vergini»
Intorno al 1890 prese piede in Inghilterra la campagna contro il nudo e le donne condotta fra l’altro dalle ”Christian Society Antivizio o Propurezza” capeggiate dall’autorevole tesoriere della Royal Academy, John Calcott Horsley: gli artisti inglesi non dovevano «lasciarsi andare all’impudicizia del nudo», né esporre pubblicamente opere che mostrassero signore svestite, «ancorché nel ruolo di sante e vergini». Sconfitti su questo fronte, i protettori della virtù chiesero almeno che fossero proibite le modelle donne: qualche artista ubbidì, prendendo come modelli giovinetti cui aggiungere un po’ di curve, ma in questi casi «qualcuno si trovò in situazioni ancora più peccaminose». I censori provarono poi a impedire che le donne frequentassero le scuole dove si imparava a disegnare dal vero. Si arrivò al compromesso di ammetterle, ma in aule separate (restava il tacito divieto di mostrare in pubblico nudi dipinti da signore, di cui comunque non venivano ufficialmente esposte neppure altre opere).